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Annunciata di Palermo

Annunciata di Palermo

Autore

Antonello di Giovanni de Antonio, detto Antonello da Messina (Messina, 1429 o 1430 – Messina, febbraio 1479)

Datazione

1476

Collocazione

Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo

Tecnica e dimensioni

olio su tavola, cm. 46 x 34

Soggetto iconografico

Annunciata (dal tema dell’Annunciazione)

L’Annunciata è una variante iconografica dell’Annunciazione: e quest’ultima è una delle rarissime scene attestate dai vangeli ortodossi in cui compare la Vergine. Nell’arte occidentale è frequente l’immagine della Madonna che riceve l’angelo mentre legge la predica di Isaia, contenuta nella Bibbia, in cui viene annunciata la venuta di una vergine che concepirà il Messia. In alcune opere, soprattutto bizantine, Maria è intenta a filare il velo di porpora per il Tempio. L’Arcangelo Gabriele, che solitamente è il protagonista della scena e occupa la maggior parte dello spazio della rappresentazione, dal XII secolo è raffigurato in ginocchio ai piedi della Vergine. A partire dal XIV secolo Gabriele appare frequentemente con una mano intenta a reggere un giglio con tre infiorescenze, segno della purezza e verginità di Maria e con l’altra, indice rivolto al cielo, a indicare il volere divino. A partire dal XV secolo l’Annunciazione è rappresentata in interni sempre più realistici, quindi simili alle abitazioni che gli artisti conoscevano, sebbene non corrispondenti alla semplicità narrata nei Vangeli. La Annunciata di Antonello da Messina, diversamente dai modelli iconografici sopra descritti, è una variante sul tema dell’Annunciazione che prevede lo spettatore intuisca la presenza dell’Arcangelo Gabriele, senza vederla palesata. La postura di Maria in questo inarrivabile esemplare di Annunciata rivela il momento in cui la Vergine riceve l’annuncio e vi risponde con un gesto della mano destra che allude tanto ad una presa di coscienza, quanto a una sospensione prodotta dalla sorpresa.
Annunciata Palermo bassorilievo

Descrizione dell’opera, morfologia del rilievo e tecniche di esplorazione tattile

L’Annunciata di Antonello da Messina è un capolavoro dotato per composizione di un solido impianto geometrico che nella traduzione plastica del dipinto si è voluto conservare. La restituzione del dipinto in bassorilievo misura cm. 52 di altezza x cm. 38 di larghezza e 14,5 di spessore. Nel riprodurre in primo piano il leggio su cui poggia il libro aperto, si è conservato l’ardito scorcio prospettico che introduce allo spazio occupato dalla Vergine. Si consiglia una lettura bimanuale che muova dalla percezione della sommità del capo velato di Maria, e con rotazione delle mani permetta di ridisegnare con i polpastrelli i lineamenti del volto dell’Annunciata. Si propone di percepire successivamente la geometria del manto e la significativa postura delle mani, per poi incontrare il libro aperto posto sul leggio visto in scorcio prospettico. La Vergine è qui rappresentata con volto di fanciulla, coperta da un manto che le copre pudicamente il capo e le spalle. La carnagione olivastra e i lineamenti raffinati conferiscono alla giovane una purezza quasi enigmatica. Gli occhi sono scuri e profondi, lo sguardo è lievemente rivolto verso il basso e velato da un’impercettibile esitazione, forse indugio o timidezza. Le labbra, delicate e sottili, risultano morbidamente serrate. Da questa immagine, quasi icona incarnata, emerge la sobria compostezza di Maria. La Vergine è solo apparentemente sola. In realtà Antonello ci pone nella condizione di percepire la presenza dell’Arcangelo Gabriele, giunto dinanzi a lei proprio per annunciarle la nascita di Gesù. Essendo fuori dalla composizione, egli si trova nella posizione in cui si trova l’osservatore. Maria è stata colta alla sprovvista: la mano destra, raffigurata con impeccabile prospettiva, appare protesa in avanti, sospesa, e sembra quasi voler fermare il messaggio dell’Arcangelo. Con quel leggero movimento della mano, Maria pare stia chiedendo silenziosamente di non procedere oltre, e allo stesso tempo sembra che la Vergine si interroghi già su cosa le dirà il messaggero di Dio: Antonello da Messina ha il pregio di tradurre in un gesto semplicissimo questo complesso stato d’animo. Pudica sorpresa ma anche interrogazione sembrano velare l’espressione dell’Annunciata. La pudicizia a cui la letteratura artistica fa riferimento è rivelata soprattutto dall’atto della mano sinistra che cela le membra entro il velo (o maphorion, manto che Maria usava per coprire spalle e capo). Nonostante la rapidità dell’azione, la Vergine non si scompone, anzi, la sua eleganza rimane inalterata. Il velo che copre il collo della Vergine, qui colto in una leggera torsione, rivela una minima porzione del petto, offrendo quel tanto di superficie utile a intuire la profondità spaziale che intercorre tra velo e veste. Antonello sottopone l’intera opera a un evidente quanto severo ordine geometrico: il volto è inscritto in un ovale, il manto forma un triangolo, l’apertura del manto sul volto a sua volta forma un triangolo rovesciato, le pieghe ricadono perpendicolari. E’ questo un dipinto carico di vita: perché siamo nelle fasi iniziali di un incontro, perché si sta per instaurare un dialogo, perché le movenze della Vergine sono trattenute ma espressive. Sembra di avvertire persino un sottile alito di vento che scompone le pagine del libro appoggiato sul leggio: segno dell’arrivo dell’Arcangelo che muove l’aria attorno a sé. Il leggio, delineato con una precisione che ricorda la pittura fiamminga e che presenta tarlature sulla superficie del legno, diviene qui un elemento scenico che si frappone tra l’osservatore e Maria, ma ancor più, tra Maria e l’Arcangelo Gabriele con il quale l’osservatore si immedesima, ponendosi dinanzi alla Vergine nella stessa posizione assunta dall’Arcangelo, la cui presenza si avverte potentemente, anche se non visivamente palesata. Un accenno al colore: il rosso della tunica che si intravede sotto il manto ravviva l’azzurro del mantello, si tratta di un rosso vermiglio, simile al sangue arterioso, l’azzurro vira al verde marino e ha un’intonazione particolarissima che alcuni storici dell’arte hanno paragonato al colore del mare siciliano.

Cenni sull’autore e sullo stile

Antonello da Messina, soprannome di Antonio di Giovanni de Antonio, è stato tra i più importanti pittori italiani e il principale pittore siciliano del Quattrocento. Raggiunse il difficile equilibrio di fondere luce, atmosfera e attenzione al dettaglio – qualità tipiche della pittura fiamminga – con la monumentalità e la spazialità razionale della scuola italiana che si era ispirata alla tradizione classica. I suoi ritratti sono celebri per vitalità e profondità psicologica. Durante la sua carriera dimostrò capacità dinamica nel recepire gli stimoli artistici suscitati dalla permanenza nelle città che visitava, offrendo egli stesso importanti contributi autonomi, così da influenzare le scuole locali. Durante il suo soggiorno a Venezia rivoluzionò la pittura della laguna, diventando un punto di riferimento per i grandi maestri del tempo, e avviando così quella “pittura tonale”, intima e umana, che avrebbe poi caratterizzato il Rinascimento veneto.

Autore della scheda: Loretta Secchi

Curatrice del Museo tattile di pittura antica e moderna “Anteros” dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza – Bologna